Alla Ricerca della Verità

07 Agosto 2011 Proiezione e Dibattito nella Sala Filippo Canu del Documentario Inchiesta di Massimiliano Mazzotta “OIL”(2° tempo)

Questa sera, organizzato dal gruppo IRS di Porto Torres, nella Sala Filippo Canu, si è svolto un incontro dove è stato proiettato esuccessivamente commentato il nuovo

sotgiu, mazzotta e coronia

Michele Sotgiu, Massimiliano Mazzotta e Antonio Coronia

film inchiesta “OIL secondo tempo” alla presenza del suo Regista Massimiliano Mazzotta e dell’autore del libro “L’oro nero dei Moratti” Antonio Caronia.

L’incontro è stato moderato da Michele Sotgiu dell’IRS di Porto Torres.

Dopo la tappa di Porto Torres il “Sardigna OIL Tour 2011” che è già stato a Sassari (30 luglio), Arborea (1 agosto), Cagliari (2 agosto), Monserrato (3 agosto), Osilo (4 agosto), Alghero (5 agosto), toccherà anche Putifigari    (7 agosto).

Il poco coraggio dei Politici Locali nel contrastare le lobby di potere (sempre più intrecciate con la politica (al punto che ormai molti politici ai massimi livelli sono anche esponenti di queste lobby) è stato ancora una volta confermato dal fatto che tutti anno disertato l’incontro, anche perché in questo caso è stato organizzato da un partito fuori dal coro.

Interessanti gli interventi della Dottoressa Paola Correddu e di Giancarlo Pinna, entrambi del Comitato Lavoro e Salute Onlus.

Un piccolo appunto sulla parte dell’intervento di Giancarlo Pinna che in relazione agli impianti della “Chimica Verde” che saranno costruiti a Porto Torres si rammarica del fatto che ancora una volta non vi è stata una possibilità diretta di scelta da parte della popolazione, ma vi è stato semplicemente un accordo fra le parti sociali. Secondo lui si sarebbe dovuto fare un referendum consultivo.

Noi ci chiediamo che valore avrebbe potuto avere una consultazione referendaria con le attuali condizioni di disoccupazione e quindi di povertà e disperazione a cui sono stati VOLUTAMENTE portati molti cittadini di Porto Torres (e non solo) dall’attuale crisi economica.

In tali condizioni non si ha praticamente nessuna possibilità di contrattazione e di scelta. Davanti alla famosa domanda “Prendere o Lasciarare?” tutti (tranne forse i dipendenti pubblici e poche altre categorie che vivono di altro, avrebbero certamente risposto “Prendere!”.

massimiliano mazzotta con antonio coronia

Antonio Coronia con Massimiliano Mazzotta

Il DVD che è uscito in libreria a tre anni di distanza dall’uscita di “Oil”, il documentario di” Massimiliano Mazzotta sulla raffineria Saras (gruppo ENI) sita nel Comune di Sarroch, paese di 5200 abitanti che si affaccia sul golfo di Cagliari, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo isolano, che suscitò la durissima reazione della famiglia Moratti, proprietaria dell’azienda, che tentò e tenta tuttora di ostacolarne la diffusione con ogni mezzo.

Tale raffineria, la più grande del Mediterraneo, sorta nei primi anni 60 del secolo scorso nell’ambito del Piano di Rinascita della Sardegna, le cui azioni sono per la maggior parte appunto di proprietà della famiglia milanese Moratti, aveva, in origine, un’estensione di 180 ettari, che col tempo si sono moltiplicati sino ad assorbire, con oltre 800 ettari di stabilimenti vari, la quasi totalità del territorio comunale di Sarroch.

Fino a pochi anni fa la raffineria era autorizzata ad emettere sino a 14.000 tonnellate di emissioni l’anno, poi ridotte alla metà.

Tra tali emissioni vi sono il benzene e l’idrogeno solforato, entrambi altamente cancerogeni, oltre che estremamente tossici.

Praticamente gli abitanti del paese vivono in simbiosi col polo petrolchimico, coi suoi rumori, coi suoi miasmi, coi suoi veleni; tra le case e le ciminiere vi sono non chilometri ma, in certi casi, poche centinaia di metri. Forse per questo il dottor Annibale Biggeri, intervistato nel film, ha riscontrato tra i bambini del posto una modificazione a livello di DNA, qualcosa che spaventa solo a pensarci.

Inutile dire che l’impatto ambientale di tale impianto si è rivelato col tempo devastante per le persone e l’ecosistema. Le patologie tumorali e le affezioni croniche dell’apparato respiratorio sono altissime rispetto alla media nazionale. Le viscere degli agnelli hanno odore di petrolio, e così i pesci della zona, fin quando li pescavano.

Da notare che, negli anni si è assistito non già ad un passaggio ad uno sviluppo piu’ rispettoso dell’ambiente, ma ad un ampliamento delle attivita’ di raffinazione petrolifera.

Del resto lo scempio ambientale e le vittime del cancro non sono mai state oggetto di inchieste da parte dei media locali, che si dedicano invece a sponsorizzare le grandi opere dei loro editori, disinteressandosi completamente della consapevolezza dei cittadini.

Sotto questo aspetto la vergognosa disinformazione dei mainstream isolani (giornali e tv) è veramente scandalosa e indegna di un paese minimamente civile.
Anche grazie a tale disinformazione la cittadinanza crede che la raffineria esista quasi per diritto divino, che così debba essere nei secoli a venire e che i morti siano il prezzo da pagare, una specie di moderno sacrificio umano, mentre a Milano i padroni del vapore contano i miliardi.

Nel 2000, tra gli altri, entra in funzione l’impianto IGCC della SARLUX, che smaltisce le scorie della stessa Saras, scorie altamente tossiche e di difficile smaltimento (il cosiddetto filtercake) ma che, per il nostro stato criminogeno sono considerate (unico caso in Europa) “fonti rinnovabili” e quindi vengono usate per produrre energia elettrica, sovvenzionata dallo stato con la truffa dei CIP6, gli stessi incentivi usati per assimilare gli inceneritori alle “fonti rinnovabili” e vendere l’energia elettrica prodotta in modo altamente inquinante (nanopolveri) al triplo del prezzo di mercato.

Il film del giovane regista di Lecce prende le mosse, quasi casualmente, da una sua vacanza nella zona risalente all’estate del 2007 e che lo condurrà a tornare diverse volte nel paese adiacente alla raffineria per sviluppare una vera e propria inchiesta sugli effetti dello stabilimento sulla salute della popolazione, sulla base di interviste dirette, testimonianze, nomi e cifre.

Il documentario inizia con una breve prospettiva storica mostrando la trasformazione della zona, da prevalentemente agropastorale con forte disoccupazione a tipicamente industriale, con circa la metà degli abitanti di Sarroch impiegati in raffineria e un aumento del benessere economico diffuso.

E subito iniziano le interviste, vera colonna portante di questo bellissimo esempio di cine-giornalismo. Purtroppio il miraggio del facile benessere economico basato sulla raffineria si rivela, per i lavoratori, piuttosto effimero, perché si può pagare con la vita.

Inizia a parlare un pescatore, con immagini che risalgono ai primi anni 70, che ci parla di “spigola al diesel“, con riferimento all’odore che ha talvolta il suo pescato.

Inizia a parlare un pescatore, con immagini che risalgono ai primi anni 70, che ci parla di “spigola al diesel“, con riferimento all’odore che ha talvolta il suo pescato.
Parlano poi Ignazio Piras (sicurezza sul lavoro Saras) per rassicurare sulle condizioni di lavoro, nonché Giorgio Zonza (responsabile comunicazione Saras) il quale, sfoderando un campionario di propaganda paradigmatico, ci parla di “progresso” e di “crescita” e, senza minimamente accennare alle vittime e ai veleni, ci illustra il gabbiano Gabì, usato come testimonial della raffineria nelle scuole elementari, per abituare sin dalla più tenera età gli abitanti di Sarroch a rispettare e ad amare quel mostro mefitico che avrà ucciso i loro genitori e forse un giorno ucciderà anche loro.
Bisogna amare i propri carnefici. Siamo oltre Orwell, ma proseguiamo.
C’e’ Skizzo, il giovanissimo artista di strada coi dredlocks che ci dà un saggio delle sue capacità e fa filtrare un raggio di sole in un film che, comunque, è sempre basato su un tipo di comunicazione cruda e realistica, con forti rumori di fondo, a volte disturbanti, testimoni con la voce camuffata e un effetto contrasto, leit motiv di tutto il film, tra la retorica mendace del potere e la verità raccontata e mostrata dalle vittime.
Ci sono i ridicoli controlli medici sugli operai, effettuati con roulottes e medici itineranti sul libro paga dell’azienda avvelenatrice.
A chi chiede di essere visitato in normali ospedale l’azienda risponde che non è possibile, a causa…. degli “alti costi“. Ogni commento è superfluo.
Viene poi ripresa, in conferenza, Claudia Zuncheddu, medico e consigliere regionale, che smaschea gli escamotage aziendali finalizzati a vanificare gli esami medici che potrebbero evidenziare le responsabilità della raffineria e i suoi gravissimi danni sulla salute: (“si dovrebbe espettorare catarro (proveniente dai bronchi), per avere dati veritieri, ma l’azienda ci diceva di sputare come campione della semplice saliva…” racconta un operaio).
Poi parla un un vecchio del luogo che sullo sfondo dell’onnipresente raffineria dice: “i soldi vanno a Milano;.
Arriviamo all’8 marzo 2008; mentre Massimo Moratti festeggia a San Siro la squadra di calcio di famiglia, duettando al microfono con Celentano, mentre in Sardegna, in una palestra di Sarroch, un gruppo di persone rendono omaggio all’ultima vittima del petrolkiller.
Parla Barbara Romanino, i cui nonni sarrochesi sono tutti morti di cancro, dopo essere stati spossessati delle loro terre e indennizzati da “sa rovineria” con 340 lire al metro quadro; la Romanino, al microfono, indica chiaramente le responsabilità del petrolchimico e chiama in causa anche i politici locali, nel migliore dei casi indifferenti, quando non collusi o corrotti e comunque inadeguati a salvaguardare la popolazione decimata da un ecomostro insaziabile.
L’ex governatore della Sardegna Renato Soru, che concede un’intervista al regista (cosa che non faranno i vertici di POLIMERI EUROPA, società partecipata nel business petrolifero sarrochese), ribadisce la sua contrarietà ad assimilare alle energie rinnovabili gli scarti di lavorazione del petrolio, evidentemente altamente inquinanti. Non solo l’ex governatore stigmatizza la surrettizia pratica dei CIP6 in tale velenoso contesto, ma ricorda di essere stato l’unico politico a non aver partecipato ai rituali eventi aziendali organizzati dalla Saras.
Nel film è evidenziato l’attivismo di base e la sua importanza quando la politica abdica completamente al suo ruolo.
Arianoa è un’associazione sarrochese che raggruppa, ad oggi, un centinaio di persone tra lavoratori ed abitanti, che avanzano richieste all’azienda, oltre a stimolare il dibattito e la presa di coscienza della cittadinanza. La principale richiesta è la sicurezza e il diritto a vivere in un ambiente monitorato e possibilmente salubre. Non vogliono che la Saras se ne vada, ma vorrebbero che si cominci ad ascoltare la loro voce e prendere provvedimenti concreti.
Inutile dire che ne il comune ne tantomeno l’azienda li considerano interlocutori.
Il comune di Sarroch non ha voluto concedere un qualsiasi spazio pubblico per la proiezione del film, l’unica proiezione è avvenuta in un bar, e l’azienda stessa, nei suoi comunicati interni (lo affermano testimoni nel dibattito post-film), ha fortemente criticato l’opera del regista pugliese.
Tornando ad Arianoa, nel film parleranno Beatrice Tiddia, vedova del marito morto a 48 anni, di cui trenta in raffineria, e Igor Melis, un fondatore dell’associazione stessa.
Lo scienziato fiorentino Annibale Biggeri, intervistato, ribadisce lo stravolgimento ambientale e i rischi sanitari derivanti da un polo petrolchimico così pericolosamente vicino ad un centro abitato, nonché i già accennati danni al DNA infantile dei bambini sarrochesi.
Con riferimento allo scempio ambientale nel film incontriamo anche Vincenzo Tiana, responsabile Legambiente Sardegna e Luca Pinna, suo omologo del WWF regionale; entrambi sottolineeranno l’incongruenza, per non dire l’assurdità, della presenza devastante di una raffineria in una zona di altissimo pregio naturalistico quasi unica in Europa, con zone umide, dune, aironi e fenicotteri.
Patrizia ci racconta del suo compagno sarrochese, Gigi Vaccargiu, morto di cancro appena 31enne il 19 agosto 2007. Si tratta di una testimonianza tanto sobria quanto drammatica, veramente difficile da dimenticare.
Ma la catena di testimonianze su veleno, soldi e morti (l’ultimo operaio è morto il 13 aprile 2011), che grava su tutta la pellicola e che sembra un pallone che stia per scoppiare, trova il suo contraltare nella suprema ipocrisia delle parole che chiudono il film, quelle di Gianmarco Moratti, gran patron della raffineria, ripreso mentre parla di fronte ai suoi dipendenti: “la nostra famiglia è la Saras“. Un pugno in faccia farebbe meno male.
Inutile dire che il film è stato ignorato, per non dire censurato, da tutti i mainstream nazionali; qualche testata locale gli ha dedicato una mezza paginetta, ma senza approfondimenti, senza contesto, senza seguito. Nel DVD vi sono tante rivelazioni molto interressanti per le quali vale certamente la pena di vedere il film che invece è stato rifiutato persino da eventi (pseudo) culturali come Torino film festival 2008 e Festival Cinema Giovani 2008. Non parliamo della distribuzione nelle sale, non parliamone perché, semplicemente, non avremmo di che parlare.
Dobbiamo ringraziare il docente milanese di comunicazione Antonio Caronia che, conosciuto il giovane regista quasi per caso, si è poi adoperato per aiutarlo nella divulgazione.

Trailer del Film OIL

 

copertina dvd oil 2° tempo

Copertina del DVD OIL

 

(alcune parti sono liberamente tratte da Agoravox.it)